Buio in un frangente di emozioni
di Stefano Fiori
Se da piccolo trovavi un pallone in casa che facevi? Ti ponevi mille domande, o ti mettevi a giocare fino a che non facesse buio? La seconda, per tutti i bambini, è sempre l’ipotesi più accreditata; ed è, a mio avviso, il modo migliore di vivere la nostra vita senza domande martellanti che rovinano tutto, senza l’incessante frastuono dei pensieri che vivono nella nostra mente.
È un nuovo modo di vedere le cose, celate da quel Buio che rovina la Bellezza, il Bello che è fondamento di tutto ciò che al contrario è Luce, è movimento, è dinamicità, è Vita.
Non facciamo altro che porci continuamente domande inesistenti e senza alcun senso e trascorriamo tutta la vita nel spasmodico tentativo di darvi delle risposte, dimenticandoci la cosa più semplice: vivere, vivere come quando da bambini trascorrevamo un pomeriggio intero a giocare in strada con quel pallone o quella bici mezza scassata, che il papà ci aveva fatto ritrovare quella domenica pomeriggio in cortile, e noi senza problemi non perdevamo un solo attimo a trascorrervi tutta la mattina, fino al fatidico rimprovero della mamma che ci invitava a salire per il pranzo, non prima di aver lavato le mani.
Sono quei piccoli gesti che sono in grado di cambiare realmente il meccanismo delle cose e per un attimo liberarci da quei pensieri che ci rovinano l’esistenza e ci fanno dimenticare di sorridere. Perché sorridere è l’atto per il quale tutti ci dimostriamo agli occhi di ci ama, magnificamente, come se per una volta il dettaglio facesse la differenza, quando, e di questo ne sono per certo, il dettaglio è l’elemento che più dimostra la nostra autenticità.
Quando un’artista è capace di simili esempi nell’atto di suscitare emozioni significa che ha preso il segno, ma non ti dirà mai che è arrivato; perché Arte è Arte solo se non pecca di presunzione.
Tratto da
https://alpifashionmagazine.com
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