Guarda caso

Ciò che chiamiamo “caso” non è e non può essere
se non l’effetto di una causa conosciuta:
l’Assoluto che ognuno di noi è.

Un giorno il Caso, testainaria com’era, si trovò a bordeggiare lungo le coste di un pianeta che non aveva mai visto.

Gli abitanti del pianeta avevano un grave problema da risolvere: quale fosse stata la loro origine. Il Caso, che quanto a misteri era un competente, sorrise in cuor suo. Ma quando gli abitanti del pianeta, scortolo, lo acclamarono come loro creatore, ne fu lusingato. Perbacco. Da sempre e da tutti era stato giudicato il più pazzo, imprevedibile e inconcludente fra gli elementi del mondo; trovarsi eretto al rango di Dio gli dava alla testa.

Così, dopo aver assaporato gli applausi degli uomini, decise di usare in concreto del potere che gli era stato riconosciuto. Accadde il finimondo. La gente non apprezzò per nulla gli effetti della sua presenza: vedere i pesci volare per l’aria e la neve cadere d’estate, i ciclisti immobili giù dalle discese e il sole apparire di notte, suscitò la sua ira.

« Strano », pensò il Caso. « Costoro si servono di me quando posso tappare un buco del loro cervello; non appena però mi metto in azione non mi apprezzano più ». E si offese.

Così fece ritorno a Dio per raccontargli l’accaduto. Dio non si stupì. Gli dispiacque soltanto che gli uomini avessero cercato di mettere al proprio posto un personaggio tanto balordo.

Dino Semplici
Tratto dal libro La morale della favola
a cura di Laura Vagliasindi

1 commento

  1. Giancarlo Serra

    Che fortuna aver trovato questo articolo

    Rispondi

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