Ho avuto una benedizione:
la cecità

Non ho mai pensato che essere cieco e nero
fosse uno svantaggio.
Sono ciò che sono.
Mi amo.

Stevie Wonder

Image by salixgraphic from Pixabay

Enfant prodige, cantante, pianista, compositore: Stevie Wonder, all’anagrafe Stevland Hardaway Judkins, è un artista dal talento sconfinato.

Nato a Saginaw, nel Michigan, cieco a causa di una retinopatia dovuta a difficoltà durante il parto prematuro e peggiorata da un eccesso di ossigeno nell’incubatrice, a undici anni aveva già il suo primo contratto con la prestigiosa casa discografica Motown Records. La sua cecità non gli ha impedito di avere una carriera straordinaria – ha pubblicato decine di album, tra cui autentici capolavori – e anzi, probabilmente, ha acuito la sua sensibilità musicale e umana.

Durante un concerto ha detto: «Ho avuto una benedizione, la cecità. Che mi serve per comunicare a chi mi ascolta di usare le proprie capacità ogni giorno. Ogni giorno è quello adatto per fare la volontà di Dio e per usare la musica per incoraggiare le persone ad andare avanti».

Stevie ha rischiato di morire a ventitré anni, a causa di un incidente stradale in seguito al quale è stato in coma per alcuni giorni. Un’altra prova della vita che non ha scalfito la sua forza d’animo.

Impegnato sul piano sociale, è stato sostenitore della campagna per l’approvazione del Trattato di Marrakech, un accordo internazionale che intende facilitare l’accesso ai libri protetti da copyright da parte delle persone cieche e ipovedenti, ed è messaggero di pace delle Nazioni Unite per la disabilità. Una vita piena anche dal lato affettivo: ha nove figli, l’ultima, Nia, è nata nel dicembre del 2014, quando Stevie aveva sessantaquattro anni.

Tratto da Vite straordinarie
nuovicittadini-prefto.it

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