Il tempo dell’attesa è concluso

Foto di Jeff Jacobs da Pixabay

Nel corso della tua Vita anche tu, come tutti, hai ricevuto la “chiamata”: il richiamo interiore, profondo, che molti attribuiscono a qualcosa di esterno che ancora non si possiede o “non si è”, ennesima delega e proiezione verso ciò che ci appare “altro”, e altro non è.

Prima di rispondere sono state (o, forse, sono?) molte le resistenze che hai dovuto (o, forse, devi?) superare, perché seguire il proprio richiamo fa paura: la paura di incontrare l’intangibile o, forse, quella parte di te chiamata “ombra”, che ombra non è.
La paura di incontrare il “male”, il “diavolo”: quel concetto di diavolo con il quale tutti siamo cresciuti, contornato da dogmi, credenze e sensi di colpa.
Quella figura creata dalla religione attraverso l’immagine del serpente, attraverso una codificazione alterata dell’archetipo femminile che invita il maschile a “mangiare la mela”, accedendo così all’Albero della Conoscenza e dell’Esperienza. Perché è questo che il maschile e il femminile si sono permessi: hanno fatto Esperienza. Che altro avrebbero dovuto fare: senza esperienza non c’è evoluzione.

La Saggezza è il frutto dell’esperienza. E il serpente, facendo esperienza, cambia pelle. Se così non fosse, morirebbe. E’ a questo che siamo chiamati [chiamati da chi, se non da noi stessi, che nella più alta espressione del Libero Arbitrio abbiamo scelto Chi Venire a Essere e quali resistenze opporre a una Natura Divina – la Nostra – senza le quali giocherebbe una partita troppo facile per valere la pena di essere vissuta]. E’ questo che facciamo – per lo più inconsapevolmente – ogni giorno, perchè tutto cambia ogni singolo istante, dentro e “fuori” di te. E non potrebbe essere altrimenti.

In realtà, la paura che si prova non è verso il diavolo, il male o l’ombra. La paura è quella di scoprire l’inimmaginabile di sé: la propria magnificenza … e ad essa rendersi. E’ questo che fa paura, ma è questo che davvero rende libero l’umano bloccato nella rete del controllo. Acquisita questa consapevolezza, non serve continuare a delegare, proiettare e accusare l’esterno, restando ancora separato.

L’umano ha bisogno di fare esperienza della sua separazione. Ed è solo unendo ogni suo aspetto che può accedere ad altri livelli di Coscienza.

E’ finito il tempo di lamentarsi, di fare la vittima, di cercare [o forse meglio CREARE, visto che tutto è dentro di te] colpevoli. E’ finito il tempo di attendere una vita migliore. Fuori è SPECCHIO, dentro è REALTA’.

Il tempo dell’attesa è concluso.

Liberamente ispirato a un passo del libro
Il Codice dell’Origine di Adele Venneri

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