O si vince insieme, o si perde insieme

Mia figlia vuole giocare a scacchi nel parco.
Ha solo quattro anni e, naturalmente, non conosce le regole, ma dopo le prime sommarie spiegazioni, non vuole più aspettare …
bisogna giocare!

L’obiettivo le è stato subito chiaro: si conquista il campo dell’avversario, si sbaragliano i pedoni in quattro e quattr’otto (ovviamente lei lo fa in quattro e quattr’otto veramente, semplicemente scaraventando via, di volta in volta, il pedone, la torre, il cavallo e poi, senza andar troppo per il sottile, anche re e regina) … E poi, dopo essersi accaparrati tutti i “neri” – ovviamente toccati a me perché “i bianchi sono più belli” – si urla “Scacco matto!”, come farebbero i pirati urlando “All’arrembaggio!”.

A tratti, mi perdo in riflessioni ondivaghe, che viaggiano tra le reminiscenze della “partita a scacchi con la morte” ne Il settimo sigillo e Lo scacchiere del mondo, una specie di Risiko dove, ovvio, adesso campeggia l’Ucraina (che, diciamocelo, ha avuto la meglio in fatto mediatico persino sul Covid … e infatti i maligni dicono che a Putin di certo non andrà il Nobel per la pace, ma rischia quello per la medicina) …
Mia figlia mi richiama all’ordine: “Mamma! Gioca!!!”.

E mentre faccio le mie mosse, sapendo che tanto le regole che ho cercato di spiegare sono praticamente inesistenti … mi ritrovo a pensare a quanto questo gioco rispecchi quello in cui noi, individui e popoli, non siamo che pedoni …
Sull’onda dell’amarezza, con il presentimento che la lotta per il potere sia connaturata all’essere umano, chiedo a mia figlia cosa le piace di più del gioco e puntualmente mi risponde: “Vincere”.

Alla faccia di Le Corbusier … mi pare che mia figlia sia vagamente andreottiana …: “Il potere logora chi non ce l’ha”.
Infatti lei gongola, sparpagliando quel che resta del mio schieramento.
Allora, provocatoriamente, le chiedo: “Ma se adesso i neri sono tutti morti come facciamo?”
E lì mi spiazza.
“Mamma ma abbiamo fatto tutto per finta, non deve morire nessuno per davvero se no come facciamo a continuare a giocare? Dai mamma, rimetti tutto a posto e giochiamo ancora”.

Qualche giorno fa, io e lei guardavamo un cartone che si intitola “In una notte buia e tempestosa”, dove tra le varie peripezie, Hansel finisce, da vivo, all’Inferno, condizione pare molto diffusa di questi tempi tra gli umani, scoprendo però quel che gli umani di questi tempi non scoprono: all’Inferno, non era il diavolo a torturarli, ma loro stessi, proprio per la convinzione di essere all’Inferno.
Quanti inferni potremmo evitare accorgendoci che siamo noi a crearli?
Senza contare il fatto che chi vince, vince solo per finta, se no … addio gioco e addio divertimento.

Cosa succederebbe se sapessimo che siamo noi a creare gli Inferni che ci tormentano e avessimo il coraggio di guardare alla logica dei vincitori e dei vinti solo come ad una finzione?
O si vince insieme o si perde insieme.

Intanto mia figlia mi chiama … “Mamma vieni, c’è il minigolf!

Io mi fermo con il cavallo bianco in mano a mezz’aria, nel frattempo i bianchi erano passati a me “perché i neri sono più belli” … E anche questo la dice lunga sugli opposti. E anche io, ormai utilizzando la sbrigativa regola del “togli di mezzo l’avversario con un semplice colpo”, stavo per avventarmi sul cavallo nero …
Allora le chiedo: “Scusa, e la partita a scacchi qui?”.
Risposta: “Dai mamma: sono tutti giochi. L’importante è che giochiamo sempre io e te insieme”.

Mi chiedo spesso come fare a salvare la saggezza innata dei piccoli per i grandi. Forse è per questo che trascrivo le frasi di mia figlia.
Magari bisognerebbe far giocare a scacchi nel parco con un bambino … capi di stato, politici e, in generale, gli adulti che credono di vincere e quelli che si sentono all’Inferno.

Erica Poli

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