“Tutto è Uno” e “Tu crei la realtà materiale”:
le prove scientifiche/2

[…] Si è ritenuto a lungo che “la fuori” non ci sia niente che colleghi qualunque cosa del mondo con qualunque altra. L’esperimento che segue, però, ci dimostra che in realtà accade qualcosa di diverso. 

In una ricerca pubblicata sul periodico Advances nel 1993, l’esercito americano riferisce di aver condotto esperimenti per stabilire con precisione se il collegamento emozione/DNA permane dopo una separazione e, in tal caso, fino a quali distanze.

I ricercatori hanno iniziato effettuando un tampone sui tessuti all’interno della bocca di un volontario. Il campione è stato isolato e portato in un’altra stanza dello stesso edificio, dove si è cominciato a studiare un fenomeno che secondo la scienza moderna non dovrebbe esistere. Sono state effettuate sul DNA delle misurazioni elettriche per verificare se rispondeva alle emozioni della persona da cui proveniva, cioè il donatore che si trovava in un’altra stanza, distante parecchie decine di metri.

Al soggetto, sistemato nella sua stanza, è stata mostrata una serie di filmati videoregistrati. Le immagini erano concepite per creare stati emotivi istintivi nel suo organismo, per mezzo di temi che spaziavano da realistiche riprese fatte in tempo di guerra, fino a immagini erotiche e situazioni comiche. L’idea era di far provare al soggetto una serie di emozioni vere in un breve lasso di tempo. Mentre le provava, in un’altra stanza veniva misurato il tipo di risposta che dava il suo DNA.

Quando le emozioni del soggetto toccavano alti o bassi “picchi” emotivi, le sue cellule e il suo DNA producevano nello stesso momento una forte risposta elettrica. Sebbene il soggetto e i suoi campioni fossero stati collocati a varie decine di metri di distanza fra loro, il DNA si comportava come se si fosse trovato ancora fisicamente in contatto col corpo del soggetto. […]

Dopo quegli esperimenti iniziali le ricerche continuarono a distanze ancora maggiori. A un certo punto il soggetto e le sue cellule di DNA erano separati da una distanza di circa cinquecento sessanta chilometri.
Inoltre, la misurazione dei tempi intercorrenti fra l’esperienza emotiva del soggetto e la risposta delle sue cellule era stata fatta per mezzo di un orologio atomico situato in Colorado. In ciascuno degli esperimenti, l’intervallo misurato tra le emozioni e la risposta delle cellule era pari a zero – l’effetto era simultaneo. Sia che le cellule fossero nella stessa stanza o separate da centinaia di chilometri, i risultati erano gli stessi. Quando il soggetto aveva un’esperienza emotiva, il DNA reagiva come se fosse stato ancora unito al suo corpo fisico.

“Non c’è un luogo dove un corpo umano finisca
e cominci realmente”

Jeffrey Thompson – ricercatore

Tratto da La Matrix Divina
di Gregg Braden

 

PS: a una prima lettura potrebbe sembrare che le ricerche riportate in questo articolo confermino solo la prima parte del titolo, quella relativa al “Tutto è Uno”. Ma ai lettori più attenti non sarà sfuggito quanto segue:
• poichè tutto è Uno,
• Io provengo, appartengo e Sono questo Uno,
• la mia illusoria separazione da questa Unità non impedisce che ogni mio pensiero, emozione, parola e azione produca su ogni aspetto del Tutto ciò che le reazioni del “donatore” dell’esperimento hanno determinato sulle sue “parti” separate e distanti, creando la mia realtà materiale.

L’EVIDENZA

1 commento

  1. Nicola

    Avevo già sentito qualcosa di simile.. interessantissimo!!!

    Rispondi

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