“Tutto è Uno” e “Tu crei la realtà materiale”:
le prove scientifiche

Le vostre convinzioni
sono ciò che plasma la materia

Da una canalizzazione alla Fonte
effettuata 26.1.2021

 

[…] Prima della pubblicazione degli esperimenti che seguono era diffusa la convinzione che se due esemplari “di qualcosa” sono separati fisicamente in questa realtà, non hanno effetti reciproci – cioè non c’è nessun collegamento fra loro. Ma tutto questo è cambiato durante gli ultimi anni del secolo scorso.

E’ stato allora che il biologo quantistico Vladimir Poponin ha diffuso le ricerche svolte insieme ai suoi colleghi, fra cui Peter Gariaev, presso l’Accademia delle Scienze in Russia. Un articolo apparso in U.S.A. nel 1995 ha descritto una serie di esperimenti che indicavano che il DNA umano influenza direttamente il mondo fisico, attraverso ciò che gli studiosi individuavano come un nuovo campo di energia che collegava entrambi. Ho la sensazione che il campo con cui si sono ritrovati a interagire probabilmente non sia “nuovo” in senso stretto. Lo scenario più verosimile è che sia sempre esistito e che semplicemente non sia mai stato riconosciuto, perché è fatto di energia che non siamo mai riusciti a misurare per mancanza di strumenti adatti.

Il dott. Poponin era ospite di una istituzione americana quando questa serie di esperimenti fu ripetuta e pubblicata. La grandezza di ciò che questo studio – intitolato The DNA Phantom Effect [N.d.T.: L’Effetto fantasma del DNA] – ci rivela sul mondo è forse meglio sintetizzata dallo stesso Poponin, che nell’introduzione al suo lavoro afferma:“Noi crediamo che questa scoperta abbia un enorme significato ai fini di una spiegazione e di una più profonda comprensione dei meccanismi che soggiaciono ai fenomeni dell’energia sottile, ivi inclusi molti dei fenomeni osservati nella guarigione alternativa”. […]

ESPERIMENTO I

Poponin e Garinev hanno creato il loro pionieristico esperimento per mettere alla prova il comportamento del DNA verso le particelle di luce (fotoni), la “materia” quantistica di cui è fatto il mondo. In primo luogo hanno rimosso tutta l’aria contenuta in un cilindro appositamente progettato. Creando ciò che normalmente si definisce un vuoto. Tradizionalmente il termine vuoto (vacuum) implica che il contenitore non contiene nulla, ma gli scienziati sapevano che anche dopo avere tolta tutta l’aria qualcosa sarebbe rimasto all’interno del cilindro: i fotoni. Facendo uso di una attrezzatura creata apposta per l’esperimento al fine di rintracciare le particelle, gli scienziati hanno rilevato la loro collocazione all’interno della capsula.

Volevano vedere se le particelle di luce erano sparse dappertutto, o attaccate alle pareti di vetro, o magari ammassate sul fondo del contenitore. Ciò che hanno trovato in un primo momento non rappresentava una sorpresa: i fotoni erano distribuiti in un modo del tutto non ordinato. In altre parole, le particelle erano ovunque all’interno del contenitore – il che corrispondeva pienamente alle aspettative di Poponin e della sua equipe.

Nella parte successiva dell’esperimento, alcuni campioni di DNA umano furono collocati insieme ai fotoni nella capsula chiusa. Il presenza del DNA, le particelle di luce ebbero un comportamento che nessuno aveva previsto: anziché mantenere la struttura di campo diffusa che i ricercatori avevano osservato prima, in presenza del materiale biologico le particelle assunsero una diversa disposizione. Era evidente che il DNA stava influenzando direttamente i fotoni, come se facesse assumere loro una struttura di campo regolare attraverso una forza invisibile. Questo è importante poichè non c’è assolutamente nulla fra i principi tradizionali della fisica, che contempli un effetto simile. Tuttavia in quell’ambiente controllato fu osservato e documentato che il DNA – la sostanza di cui siamo fatti – esercita un effetto diretto sulla materia quantistica di cui è fatto il mondo.

La sorpresa successiva si verificò quando il DNA fu rimosso dal cilindro. Tutto faceva pensare agli scienziati del gruppo di ricerca che le particelle di luce sarebbero ritornate allo stato originario di distribuzione diffusa all’interno della capsula. […] Invece, gli sperimentatori osservarono una situazione ben dissimile: i fotoni rimasero in uno stato ordinato, proprio come se il DNA si fosse trovato ancora all’interno della capsula. Nelle parole di Poponin, la luce si comportava “sorprendentemente e contro – intuitivamente”.

Dopo aver controllato la strumentazione e i risultati, Poponin e i suoi colleghi si ritrovarono a dover dare una spiegazione a ciò che avevano appena osservato. Cosa influenzava le particelle di luce in assenza del DNA all’interno della capsula? Il DNA aveva forse lasciato qualcosa dietro di sè, una specie di forza residua che permaneva anche dopo la rimozione del materiale biologico? O forse si stava assistendo a un fenomeno ancora più misterioso? Il DNA e le particelle di luce rimanevano ancora collegati, in qualche modo e a un livello che non siamo in grado di identificare, anche se erano stati separati fisicamente e non si trovavano più insieme nella stessa capsula?

Nella sua relazione, Poponin scrisse che lui e i suoi colleghi furono “costretti ad accettare un’ipotesi di lavoro secondo cui viene eccitata una specie di nuova struttura di campo”. Poichè l’effetto appariva direttamente connesso alla presenza di materia vivente, il fenomeno fu denominato “effetto fantasma del DNA”.

[1 – segue] 

Tratto dal libro La Matrix Divina
di Gregg Braden

1 commento

  1. Massimo

    E qui torniamo a temi della “informazione” in senso alto, della teoria del campo (morfico o meno), dell’Ordine (vs. Caos). roba che permea il Tutto confondendosi con questo. Confondendosi intendo non per perdita di senso ma per il contrario… permeardosi a vicenda.

    Spesso ho pensato che Ordine, Vita, Energia, Informazione avrebbero bisogno di un – unico – termine che ne “spiegasse-articolasse-ricombrendesse” la natura comune… perché se è vero che basterebbe il temine “Tutto” è pur vero che se viene colta questa identità e serve arrivarci per gradi è vero che servono “termini prossimi”, ” concetti e immagini di adiacenti possibili”.
    Una strada diretta è invece meno esplicativa e passa per il COGLIERE l’identità.
    Ma se la strada, come dico gli anglosassoni è “verbose”… non puoi sperare che non ti servano parole, concetti, idee trasmesse per via mentale, uditiva.
    Qui i selvaggi sono più efficaci ponendoti davanti ad una evidenza che non necessità del mentale tipico della nostra cultura occicentale.
    Ma… notizie come questa aiutano a chiudere il cerchio: passare da una evidenza scientifica per arrivare ad un assunto palese che diventa autodimostrato e rende ragione di una identità che abbiamo davanti agli occhi ma che continuiamo a dimenticare.
    Grazie

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