Un miracolo di sopravvivenza

Il 13 ottobre 1972 l’intera squadra di rugby dell’Old Christians Club, con i rispettivi allenatori, parenti e amici era diretta a Santiago per disputare alcuni match amichevoli con squadre cilene.
Ma mentre sorvolavano le catene rocciose qualcosa andò storto e l’areo si schiantò contro le montagne delle Ande.
Dopo aver passato 2 mesi intrappolato tra le montagne con gli altri sopravvissuti all’incidente, nel quale aveva perso anche la madre, la sorella e il suo migliore amico, convinto che ormai non li avrebbero più trovati, insieme all’amico Roberto Canessa, Nando Parrado intraprese un viaggio per andare alla ricerca di aiuto.
Il viaggio durò 10 lunghi ed estenuanti giorni, con il fisico debilitato da 2 mesi di sopravvivenza a 37 gradi sotto zero e senza l’attrezzatura necessaria per scalare una montagna colossale come quella delle Ande. Quando miracolosamente riuscirono a giungere al di là della montagna e trovare soccorso era ormai più morto che vivo.
La vicenda dei sopravvissuti fu narrata due anni dopo l’incidente nel libro “Alive”, una storia che commosse e fece discutere il mondo e che è in grado di scuotere le coscienze per far comprendere quanto sia necessario mettere le cose nella giusta prospettiva.
Nel 2006 Parrado raccontò la storia dal suo punto di vista personale nel libro “72 giorni: la vera storia dei sopravvissuti delle Ande”.
Oltre ad essere un famoso personaggio televisivo in Uruguay, Parrado è diventato uno speaker motivazionale che, attraverso l’esperienza che ha vissuto nelle Ande, aiuta gli altri ad affrontare le difficoltà della vita.

Tratto da ipermind.com

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