L’incredibile storia di Soichiro
e il potere della resilienza

Soichiro nacque il 17 novembre del 1906 a Komyo, nei pressi di Hamamatsu, città del Giappone situata nella parte meridionale dell’isola di Honshu.
Figlio di Gihei, un meccanico di biciclette, aveva dimostrato fin da piccolo interesse e talento nella costruzione di piccoli oggetti meccanici.
Era un ragazzetto che stava maturando un sogno, ma non sapeva che un giorno avrebbe dato vita a qualcosa di inimmaginabile.

L’interesse per la meccanica
L’interesse di Soichiro per la meccanica lo portava ogni giorno, dopo la scuola, a far visita alla bottega-officina del padre per aiutarlo.
Era lì che portava avanti il suo progetto: creare le migliori fasce elastiche per pistoni.

La fascia elastica viene anche chiamata segmento di tenuta o semplicemente segmento.
Si tratta di un anello metallico schiacciato e aperto che viene posizionato attorno alla testa del pistone in modo che questo combaci perfettamente con le pareti interne del cilindro.

Soichiro sfruttava al massimo le sue giornate passando nottate intere a lavorare al suo sogno.
Capitava sovente che si addormentasse per la stanchezza in officina.
Era affascinato da tutto ciò che riguardava automobili e aeroplani e avrebbe dato qualunque cosa per trovare lavoro in uno di questi settori.

Non trovando impiego nel suo paese però, a 15 anni si trasferì a Tokyo dove venne assunto come apprendista meccanico alla Art Shokai di Hongo.
Il primo anno di lavoro fu particolarmente duro, non tanto per le condizioni lavorative, ma per quello che il datore di lavoro aveva richiesto al giovane Soichiro: fare da babysitter a suo figlio.
Il primo anno gli sfuggi via dalle mani senza aver appresso niente di niente.

Il terremoto di Yokohama
Il 1 settembre del 1923 si verificò un violento terremoto di magnitudo 7,9 che devastò la città di Tokyo, il porto di Yokohama, e le prefetture circostanti tra cui quella di Shizuoka.
Tutti i dipendenti si allontanarono dal lavoro per tornare dalle proprie famiglie.
Solo in due rimasero in azienda: Soichiro e l’apprendista più anziano.
Questo fu per il ragazzo un momento cruciale dato che poté apprendere numerose nozioni sulla meccanica automobilistica.

Yuzo Sakakibara, il titolare dell’azienda, vedendo in lui grandi capacità, suggerì al giovane di avvicinarsi alle competizioni automobilistiche.
Gli consigliò persino di mettersi al lavoro sulla costruzione di un’automobile da corsa.
Ma Soichiro si spinse ancora oltre.
Sfruttò l’altra sua passione, quella per gli aeroplani, e riuscì addirittura a montare un motore d’aereo (il “Curtiss-Wright” V8) sul telaio di una Mitchell.
Il risultato fu davvero strepitoso, tanto da fare vincere a Soichiro, nel novembre del 1924, la “5th Japan Automobile Competition”.

L’incidente in gara
Nel 1926 a causa di una forma di daltonismo fu riformato dall’esercito e poté così rientrare presso la Art Shokai di Hongo e continuare così a lavorare e imparare.
Nel 1928, ottenne finalmente il brevetto di mastro meccanico.
Le capacità di Soichiro erano ben note: Sakakibara Yuzo proprietario della Art Shokai, offrì al ragazzo la possibilità di aprire una sua officina, nella sua città natale, utilizzando il marchio dell’azienda.

In quegli anni Soichiro continuò a portare avanti il suo lavoro presso la sua officina ad Hamamatsu ma nel 1932, gareggiando in pista, fu coinvolto in un grave incidente che lo portò ad uno scontro frontale con un altro concorrente.
Il corpo di Soichiro fu scaraventato fuori dalla vettura ma per fortuna l’incidente non ebbe conseguenze gravi: se la cavò con una spalla slogata, un polso rotto e alcune brutte ferite al viso.
Nonostante l’accaduto egli non aveva dubbi: voleva andare avanti.
Non voleva mollare nonostante le difficoltà.

La convalescenza e il progetto delle fasce elastiche
Durante la convalescenza Soichiro ebbe tempo per maturare la decisione di riprendere in mano una vecchia idea: produrre fasce elastiche per auto il cui valore di mercato aveva superato il corrispettivo in argento.

Come spesso succede gli amici, i colleghi e i potenziali investitori cercarono di dissuaderlo: la sua attività andava bene, non c’erano motivi per buttarsi in qualcosa di poco certo.
Fortunatamente una persona, Kato Shichiro, credette in lui e nella sua idea e gli prestò i soldi per l’acquisto dei primi macchinari.
Nel 1937 Soichiro fondò la Tokai Seiki.

Il problema della produzione
Purtroppo Soichiro dovette scontrarsi con una nuova avversità. I macchinari acquistati con i capitali del Sig. Kato Shichiro erano costruiti per sostenere piccoli volumi, non erano adatti alle grandi richieste di clienti come Toyota.

Soichiro si affidò nuovamente al Professor Takashi che gli consentì di usufruire della collaborazione di numerose università permettendogli di realizzare nuovi macchinari capaci di produrre grossi quantitativi per la produzione di massa.
Soichiro aveva trovato nuovamente il modo di andare avanti, sembrava che niente e nessuno potessero interporsi tra lui ed il suo sogno.

I bombardamenti
La seconda guerra mondiale stava portando caos e gravi problemi all’economia del paese.
Nel 1944 un imponente raid aereo di bombardieri americani distrusse anche la fabbrica di Soichiro. In pochi minuti il lavoro e il sacrificio di tutti quegli anni erano stati annientati.
La fabbrica di Soichiro non esisteva più.

Lui e la sua resilienza però volevano non arrendersi.
Soichiro avrebbe voluto ricostruire la fabbrica ma si trovò ad affrontare un enorme problema: era impossibile trovare del metallo per ricreare la sua fabbrica, la Tokai Seiki.
Le materie prime erano scomparse dal paese e quel poco che c’era veniva prontamente utilizzato per far fronte alla guerra. Soichiro aveva tutte le motivazioni per arrendersi ai fatti. Prova a dire invece cosa face?

Soichiro ebbe l’idea di raccogliere i numerosissimi bidoni di benzina scartati dai combattenti americani. Questi bidoni passarono alla storia come “Regali del presidente Truman”. Diventarono così vere e proprie materie prime.
La situazione finalmente si risollevò.
Sembrava che qualunque problema ostacolasse il suo sogno, in un modo o nell’altro, potesse essere risolto.

Il secondo terremoto
Nel 1945 il terremoto di Mikawa distrusse nuovamente la fabbrica.
La resilienza di Soichiro cominciò a vacillare.
Probabilmente cominciò a chiedersi se non fosse arrivato il momento di capitolare, di abbandonare tutto.
Tieni presente che in quel momento Soichiro non aveva più niente di tutto ciò che aveva ricostruito.
Non aveva più la fabbrica, non aveva più materie prime e non aveva più soldi.
Gli era capitato veramente di tutto. Perché il mondo ce l’aveva con lui?

Soichiro si ricordò che in fondo non era tutto finito.
Gli era rimasto il suo bene più caro, il suo brevetto delle fasce elastiche alla Toyota Corporation.
Non aveva altro.
La vendita del brevetto gli consentì di continuare a vivere il suo sogno.
Nonostante le avversità egli decise di continuare a sognare.

L’intuizione di Soichiro e la sua resilienza in un paese paralizzato
La fine della Guerra aveva portato un sospiro di sollievo ma la situazione del paese era catastrofica.
Le persone avevano esigenza di spostarsi ma la benzina era merce rarissima e questo era un enorme freno a mano per la ripresa. Il paese era paralizzato, i cittadini potevano muoversi solamente a piedi o in bicicletta.
Purtroppo questo mezzo non era adatto sopratutto per le migliaia di contadini che ogni giorno dovevano spostarsi dalle campagne alla città per vendere i loro prodotti.

Soichiro, seguendo una felice intuizione, acquistò 500 gruppi elettrogeni in disuso utilizzati durante la guerra per le ricetrasmittenti dei militari.
Smontò i piccoli gruppi elettrogeni e li installò sui telai di alcune biciclette.
Questo nuovo mezzo avrebbe soddisfatto il desiderio di mobilità dei suoi concittadini. La situazione economica del paese tuttavia era tale che non si riusciva a trovare materiale in quantità per la produzione.
Soichiro allora decise di scrivere a 18.000 titolari di negozi di biciclette chiedendo loro di aiutarlo nella produzione di quella che passò alla storia come la “bicicletta a motore”.
Secondo lui sarebbe stato il modo migliore per aiutare il Giappone a rialzarsi in piedi. In 5.000 imprenditori risposero all’appello fornendo il loro contributo.
La strada sembrava ormai in discesa ma i primi modelli di “biciclette a motore” erano molto ingombranti e trovarono mercato solo presso alcuni gruppi di appassionati.

The Power of Dreams
Soichiro continuò allora a lavorare per ottenere un motore molto più piccolo.
Appena il motore fu pronto la “bicicletta motorizzata” fu subito un successo a tal punto da venire esportata in Europa e America.
L’imperatore del Giappone rimase così impressionato da quell’incredibile invenzione, capace di risollevare le sorti del paese, che insignì con una Onorificenza il Sig. Soichiro.
La “bicicletta a motore” prese successivamente il nome di motocicletta e con i proventi di questi primi successi, Soichiro diede vita, nell’ottobre del 1946, alll’Honda Technical Research Institute. Nel giro di due anni l’azienda diventò la famosa Honda Motor Company.

Sì, hai letto bene il cognome di Soichiro è Honda, la nota multinazionale nipponica impegnata nel campo dei motocicli, automobili e robotica.

Soichiro con quel suo sogno sta dando lavoro a 179.000 persone che producono circa 14 milioni di motori l’anno fatturando circa 60 miliardi di euro (2012).
Tutto è nato da una singola persona, da una persona comune che però ha sempre portato avanti il suo sogno con determinazione, indipendentemente da ciò che succedeva attorno a lui.

Terremoti, bombardamenti, mancanza di materie prime e situazioni economiche avverse non hanno mai fermato quel sogno.
Il Sig. Honda aveva il “potere” della resilienza, era capace di rialzarsi ogni volta, indipendentemente dalla gravità dell’evento che lo aveva gettato a terra.
Avrebbe avuto mille motivi per abbandonare tutto, per piegarsi alle situazioni avverse. Quando non aveva più niente, ma proprio niente, lui è riuscito comunque ad andare avanti. Non ha mai abbandonato il suo sogno.
Valutava ogni volta come cambiare approccio al problema al fine di trovare la soluzione migliore con ciò che aveva a disposizione.

Lo slogan dell’Azienda, rimasto inalterato nel tempo, riassume perfettamente la storia del suo fondatore e ciò che ha creato “The power of dreams” – “Il potere dei sogni”.

Tratto da upgradeyourmind.it

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