PizzAut:
la pizzeria gestita da ragazzi autistici

Sono stati anche presi in giro da alcuni bulli,
ma loro hanno reagito con eleganza ed ironia.
Introducendo nel menù la pizza “gnè gnè”.

In provincia di Milano c’è una pizzeria all’insegna della lentezza, dove non ci si deve fermare con la voglia di mangiare un boccone avendo 20 minuti di pausa pranzo, ma un vero e proprio punto di ritrovo, lontano dai ritmi frenetici e dai luoghi comuni, gestito da ragazzi speciali.

Per Alessandro, Gabriele e Francesco, che lavorano in sala e servono gli avventori con una cura fuori da normale, il tempo però è un nemico: hanno bisogno di calma e serenità, non amano lavorare di corsa. E, d’altronde, la fretta fa male a tutti e tutte, senza distinzioni.

Come funziona PizzAut
Dietro PizzAut, come spesso accade, c’è la volontà di un papà di dare il migliore futuro possibile al suo secondogenito, affetto di autismo. Affinché di autismo si parli non soltanto durante la giornata annuale dedicata a tale disturbo, ma sia ben presente nell’agenda quotidiana, nei progetti avviati, nella volontà concreta di dare un futuro lavorativo, relazionale e comunitario ai ragazzi e alle ragazze con disturbi dello spettro autistico.

Così Nico Acampora, il papà di Leo, 9 anni, ha deciso di dare avvio a un progetto di raccolta fondi per aprire PizzAut, sostenuto in modo attivo anche da altri genitori, che hanno deciso di puntare tutto sull’avvio di un vero e proprio laboratorio di inclusione sociale, non solo un’attività commerciale.

PizzAut
La caratteristica di questa pizzeria speciale è semplice: cuochi e cuoche, pizzaioli, camerieri e cameriere sono tutti speciali, affetti da quel disturbo di cui spesso si parla a sproposito, senza conoscenza approfondita, per pregiudizi e sentito dire. Il senso dell’operazione di Nico è semplice, ed è proprio quello di sconfiggere il pregiudizio legato all’autismo adulto: i 20 ragazzi interessati dal progetto PizzAut non sono bisognosi di aiuto, semplicemente hanno bisogno di un luogo su misura, che li aiuti a sviluppare competenze e benessere e non li condanni a un isolamento relazionale e lavorativo, che è una problematica che spesso le famiglie degli affetti da autismo vivono sulla propria pelle.

La squadra di PizzAut, infatti, è stata scelta seguendo le inclinazioni di ognuno da professionisti come psicologi ed educatori, e il progetto, secondo le idee di Nico e degli altri giocatori, è destinato a diventare un vero e proprio franchising, da esportare.

In una prima fase della sperimentazione, saranno interessati 20 ragazzi speciali tra i 17 e i 24 anni, e dieci tra loro hanno già ricevuto formazione. Alessandro e Matteo, iscritti anche al Campionato Nazionale della Pizza, saranno i pizzaioli. Gabriele sarà responsabile di sala e formerà gli altri ragazzi. Giada, Lorenzo, Francesco e altri lavoreranno al bar o in sala.

Le storie dietro PizzAut sono belle e ricche di umanità, a partire dalla scelta di aprire una pizzeria piuttosto che un qualsiasi altro locale di ristorazione. La scelta della “pizza” parte proprio dal fatto che una volta alla settimana Nico, sua moglie Giulia e Leo la preparano insieme, in casa. Un modo per mangiare sano e condividere dei momenti felici.

Ma sono tanti gli aneddoti che si possono raccontare durante la formazione dei ragazzi. Nico ne racconta uno in particolare, che ha come protagonista il giovane Alessandro, il pizzaiolo. Il maestro pizzaiolo che gli stava spiegando come preparare l’impasto, infatti, gli aveva detto che doveva schiaffeggiare la pasta. A un certo punto, Alessandro si è bloccato di colpo, ricordandosi di giorni precedenti in cui lo stesso maestro gli aveva comunicato di trattare la pizza come una cosa viva. Ha smesso di lavorare, affermando con aria perentoria che “non si schiaffeggiano le cose vive”. Per farlo ricominciare, racconta Nico, hanno dovuto dirgli di “coccolare” l’impasto.

PizzAut ragazzi autistici
Il progetto, in meno di un anno ha raggiunto poco più di 51.000 euro sui 60.000 previsti tramite crowdfunding e altre raccolte fondi da parte dei sostenitori e delle sostenitrici. Per qualche tempo “itinerante” tra varie pizzerie che aprivano le porte all’iniziativa per peremettere ai ragazzi e alle ragazze di fare esperienza, PizzAut ha finalmente trovato una sede: un’area destinata al terziario ex Nokia che è stata riqualificata da un imprenditore a Cassina de’ Pecchi, nel Milanese.

Lo spazio dato dai media a PizzArt è stato enorme e imprevisto: sono sbarcati addirittura al programma Mediaset “Tu Si Que Vales“, finendo dritti dritti in finale, conquistandosi il favore di sostenitori illustri e un’ampissima fetta di pubblico.

I ragazzi di PizzAut
Tutti lavorano con grande entusiasmo all’interno di un ristorante costruito, pensato e gestito su misura per i ragazzi che hanno problemi di autismo. Anche nei più delicati dettagli. Per esempio: si evitano rumori che possono infastidire, e così i soffitti sono stati insonorizzati e i mobili non hanno ante che possono sbattere all’improvviso. Le luci sono state progettate in modo che non ci siano coni d’ombra, e in generale siano omogenee e riposanti. Il caffè fresco non viene macinato sul posto, sempre per evitare un rumore potenzialmente fastidioso. E per lo stesso motivo bicchieri e brocche non sono in vetro ma neanche in plastica: è stato scelto il polipropilene infrangibile. Infine, i colori: pochi e distribuiti in modo uniforme. Nero per gli spazi in comune e bianco per le vie d’uscita.

PperonAut
Questi mesi di sensibilizzazione hanno raggiunto anche molti genitori di ragazzi e ragazze autistiche interessati ad esperienze simili. Sono nati progetti come PeperonAut, che prevede l’inclusione lavorativa di ragazzi con autismo che si occuperanno della coltivazione, trasformazione e commercializzazione del peperone di Senise Igp.

Insulti ai ragazzi di PizzAut
Una sera, dopo la chiusura del locale, i ragazzi di turno a PizzaAut sono stati aggrediti da un gruppo di bulli. E insultati con una serie di invettive, a partire dal verso ”gnè gnè”. I ragazzi sono stati stupendi anche nella reazione a questo episodio di autentica violenza. Non hanno mosso un dito, hanno disegnato una caricatura dei bulli inserendoli nella cornice di una loro pizza, e hanno introdotto nel menù del locale un nuovo piatto. La pizza “gnè gnè”.

 

Tratto da nonsprecare.it

2 Commenti

  1. Maria Luisa

    Sono felicissima per loro e spero di cuore 💓 che progrediscano e affermino le loro qualità . Denigro invece con disprezzo chi li bullizza

    Rispondi
    • MaeStr'Ale

      Poiché tutto è uno specchio, che ci rimanda ciò che sta avvenendo in frequenza al nostro interno,, “denigrare con disprezzo” non aiuta ad andare oltre la manifestazione di questo aspetto, accogliere la comunicazione e produrre un cambiamento di atteggiamento verso la Vita, sì.

      Rispondi

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